La finanza comportamentale: le trappole che condizionano le decisioni finanziarie.

La finanza comportamentale: le trappole che condizionano le decisioni finanziarie.

4 Agosto 2022

Scopriamo assieme cosa sia la finanza comportamentale e quanto sia importante decidere senza bias nei nostri investimenti.

Nel nostro pezzo sulla guerra in Ucraina e le sue conseguenze sugli investimenti immobiliari, abbiamo visto che ruolo importante possa giocare anche l’emotività nelle decisioni finanziarie, specie nei momenti di grande incertezza.

L’uomo si evolve e affronta rivoluzioni tecnologiche, ma resta sempre ancorato alla sua origine biologica e alla sua psicologia più intima. È naturale che di fronte a un particolare evento proviamo delle emozioni che condizionano il nostro agire.

Non è necessario un accadimento di portata così traumatica come la guerra per operare questa forma di condizionamento, anzi molto più spesso bastano eventi e pensieri più ordinari per orientare il comportamento umano.
Anche in campo finanziario.

La delicatezza di questa materia ha fatto nascere una branca apposita della scienza delle finanze che studia appunto queste forme di influenza della nostra psiche e che possono anche portarci “fuori strada” nelle nostre decisioni. Parliamo della finanza comportamentale.

Cosa è la finanza comportamentale

La finanza comportamentale è una “corrente di pensiero che attribuisce alla psicologia e alle emozioni un ruolo chiave nelle decisioni degli operatori economici e finanziari e ne studia gli effetti sull’andamento dei mercati”: l’enciclopedia Treccani definisce in questo modo questo tipo di scienza.

Nella finanza comportamentale la psicologia viene applicata alla finanza e agli investimenti, per cui si studiano le connessioni tra la logica e l’emozione e in particolare si analizzano le reazioni dell’investitore di fronte all’incertezza e al rischio.

La finanza comportamentale è una materia piuttosto recente, nata solamente negli anni Settanta. Prima di questo momento, l’emotività non aveva un grande ruolo nella materia finanziaria, la quale veniva vista come il supremo regno della ragione, dei calcoli e dei modelli matematici.

Adesso invece la finanza comportamentale è diventata molto popolare, soprattutto da quando ci si è resi conto che esistevano nel mercato dei fenomeni che erano assolutamente inspiegabili se si usava solo la ragione.

Bolle di mercato, anomalie e altri eventi imprevedibili potevano essere meglio spiegati (e anche previsti) con un approccio scientifico che desse rilievo anche al lato psicologico delle suddette decisioni, sia qualora colpissero un singolo investitore (approccio micro della finanza comportamentale), sia se viceversa interessassero contemporaneamente milioni di investitori nello stesso momento (approccio macro della finanza comportamentale).

Un’emozione può davvero essere così condizionante da persuadere addirittura moltissime persone nello stesso momento e nella stessa direzione?

Secondo la finanza comportamentale, sì. E nasce tutto dal nostro cervello.

Pensare lento e pensare veloce: la nascita dei bias cognitivi

Uno dei punti chiave da cui possiamo capire come le nostre emozioni possano diventare così decisive anche nella materia finanziaria proviene dalla teoria dello studioso Daniel Kahneman.

Kahneman teorizzò l’esistenza nel cervello umano di due tipologie di pensieri: quelli lenti e quelli veloci. È dalla loro iterazione e contemporanea presenza che nasce tutto il ragionamento umano, ed essi sono entrambi necessari a seconda delle situazioni.

I pensieri veloci non sono nient’altro che le reazioni istintive, immediate, quelle che il nostro cervello prende in maniera quasi simultanea a uno stimolo. I pensieri lenti viceversa sono le decisioni logiche, razionali, che necessitano un’elaborazione maggiore e che impiegano quindi un po’ di tempo per essere formulate.

Dai pensieri veloci nascono le cosiddette decisioni euristiche, cioè delle decisioni molto rapide prese dal nostro cervello, spesso sotto la pressione di una particolare e forte emozione che ci fa agire velocemente.

Le decisioni euristiche sono delle vere e proprie scorciatoie del nostro pensiero e sono vitali a livello biologico: se non ci fosse questa velocità di pensiero e reazione, chissà quante volte ci saremmo scottati con una fonte di calore improvvisamente troppo vicina!

Eppure spesso le decisioni euristiche possono essere anche dannose.

Per la loro velocità, naturalmente non possono essere molto accurate e può accadere quindi che, di fronte a un tipo di stimolo o evento, reagiamo in un modo contrario alla razionalità proprio per questo “scatto involontario” a cui ci condanna la biologia.

Cosa succede allora? Nascono i bias cognitivi.

In parole semplici, il bias cognitivo è un vero e proprio inganno del nostro cervello, un pregiudizio che si forma su una percezione errata o fuorviante o magari valutata in modo affrettato. Questo perché il nostro cervello ci condiziona a prendere una decisione rapida e apparentemente senza fatica.

I bias sono molto radicati nell’uomo, sono difficili da individuare e da eradicare. E soprattutto nessuno di noi può considerarsi immune da essi. Molte volte i bias cognitivi possono portarci fuori strada quando prendiamo una decisione, perché invece di affidarci alla razionalità preferiamo inconsciamente legare il nostro agire a un’emozione.

Ma cosa succede quando i bias cognitivi compaiono nella materia finanziaria? Vediamolo assieme.

I bias cognitivi più pericolosi per chi investe

Uno dei bias più diffusi in ambito finanziario è il bias di conferma: se siamo convinti di una teoria, di una tesi o di un’idea, cercheremo sempre tutte le prove e gli indizi a riprova della giustezza della stessa ignorando tesi contrarie e argomenti contrapposti.

Questo diventa particolarmente vero quando siamo in perdita; non vogliamo ammettere la sconfitta, non vogliamo dover riconoscere di aver sbagliato e quindi ci affidiamo al bias di conferma per continuare a perseverare nell’errore iniziale, fino a quando sarà impossibile tornare indietro.

È intuitivo quanto questo diventi pericoloso in materia di investimenti.

Il terrore della sconfitta e del fallimento ci conduce a un secondo tipo di bias cognitivo diffuso nella materia finanziaria, e cioè l’avversione alle perdite. Scientificamente, la paura delle perdite viene percepita in modo più che doppio rispetto all’importanza del guadagno e ancora una volta questo fattore riecheggia le nostre lontane origini biologiche e animali: siamo ancora intimamente spaventati dal pensiero di diventare delle “prede”.

L’effetto di disposizione negli investimenti

Se questi bias possono essere presenti anche al di fuori del campo prettamente finanziario, un bias specifico nella materia degli investimenti è l’effetto di disposizione, anch’esso particolarmente dannoso per la salute dei nostri risparmi.

In cosa consiste l’effetto di disposizione? È un’attitudine comune a tutti gli investitori, per cui se possiedono un titolo in perdita, lo trattengono molto più a lungo di quanto necessario nella speranza di ammortizzare con il tempo la perdita, invece che liberarsene subito come suggerirebbe la razionalità. Viceversa, con un titolo o un investimento in attivo, si tende a rivenderlo subito per monetizzare nel breve periodo un guadagno, anche se con il tempo quel titolo o investimento potrebbe rendere di più.

Con questo atteggiamento mentale si sbilancia moltissimo il rapporto tra costi e benefici di un’operazione finanziaria, rimettendoci quasi sistematicamente.

Un altro bias cognitivo molto importante è il cosiddetto “home bias”, la percezione cioè di volersi affidare a qualcosa di sicuro, familiare e conosciuto. Qualcosa che ci dà un senso di sicurezza e che ci spinge a fidarci, facendoci sentire appunto “at home”, a casa.

Vogliamo restare nella comfort zone, non prenderci rischi e preferire magari strumenti che rendono meno ma che abbiamo la percezione di conoscere meglio.

Qual è il filo rosso di tutti questi bias?

Il tentativo da parte della nostra mente e del nostro cervello è quello di illuderci di avere il controllo completo di una situazione, come quella finanziaria, che pensiamo potenzialmente in grado di incrinare la nostra serenità.

Proprio per quest’illusione di preservare il controllo, adottiamo decisioni esattamente contrarie a quanto invece ci suggerisce la razionalità e un ragionamento più complesso: per esempio l’istinto ci porta a investire in un solo strumento perché siamo convinti di poterlo controllare meglio.

Invece tutto in finanza insegna che sarebbe meglio diversificare proprio per ammortizzare eventuali perdite.

Come possiamo allora combattere questi “trabocchetti” della nostra mente?

La consapevolezza come chiave contro i bias cognitivi in finanza

È davvero complicato abbandonare degli schemi mentali che la nostra mente ha messo su per secoli e per generazioni prima di noi, al solo scopo di proteggerci. Possiamo però fare qualcosa e provare a renderli meno determinanti nelle nostre decisioni in materia finanziaria.

Ciò che diventa necessario quando vogliamo prendere una decisione del genere è avere il maggior grado di consapevolezza possibile ed esercitare un forte controllo sulle nostre emozioni. Prima di prendere un’importante decisione di questo tipo, chiediamoci in maniera onesta:

  • Sono nelle condizioni ottimali per prendere una decisione?
  • Sono abbastanza lucido?
  • Sono influenzato da altri pensieri che possano influire sulla mia scelta Se è necessario, fermiamoci e riconsideriamo e a mente lucida affrontiamo le decisioni.

Se è necessario, fermiamoci e riconsideriamo e a mente lucida affrontiamo le decisioni.

Il metodo Zero Sorprese di Invest-t: un’arma in più contro i bias

Nella nostra piattaforma di crowdfunding immobiliare siamo particolarmente sensibili al fatto che le decisioni dei nostri investitori siano le più corrette e razionali possibili, così che tutti possano avere guadagno dall’esperienza del crowdfunding immobiliare. È uno strumento ancora nuovo ma contro ogni home bias diventa utile per un investitore approfondire come investire i propri risparmi grazie a Invest-t.

Il crowdfunding immobiliare è uno strumento di finanza partecipativa, per cui alcuni investitori partecipano con diversi capitali al finanziamento di un progetto immobiliare, presentato in una piattaforma online come appunto quella di Invest-it.

Per far sì che l’investimento sia quanto più trasparente possibile, abbiamo elaborato il metodo Zero sorprese.

La decisione dell’investimento è supportata dal documento di rating Invest-t, il quale è composto da tre fasi di natura analitica e valenza simulativa: per supportare una scelta libera da condizionamenti, accompagniamo l’analisi tecnica con il contributo di un autorevole soggetto terzo, come il dott. Carlo Frittoli.

Il rischio di bias, quindi, viene fortemente ridimensionato, grazie all’analisi con la quale garantiamo la salubrità di ogni aspetto tecnico ed economico dell’operazione prima ancora che cominci la raccolta.

Il metodo Zero sorprese ha anche a cuore il bisogno di riconsiderare e riflettere su ogni investimento. Quando si investe una quota, infatti, l’investitore riceve tutto il supporto di cui ha bisogno e, se dopo quattro giorni non è convinto della sua decisione, con la garanzia “soddisfatto o rimborsato” può tornare indietro senza alcuna penale.

Il nostro cervello vuole proteggerci dalle delusioni e dai fallimenti, ma con i bias cognitivi spesso pecca di eccesso di zelo, nascondendoci tante opportunità perché sembrano nuove o poco comprensibili.

Capire come funziona Invest-it è molto semplice, serve prendersi un po’ di tempo e avere un piccolo slancio di fiducia. Quella iniziale, che sembra la più difficile, ci consente di non perdere occasioni e di non paralizzare le nostre decisioni sull’avvenire. Apre a nuove opportunità che non avremmo considerato, ma che possono essere razionalmente una delle decisioni più giuste da prendere per i nostri risparmi. Soprattutto oggi, in un futuro in cui il crowdfunding sta diventando sempre più importante anche in Europa.

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